Esorcisti e giocolieri

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è passato poco più di un anno dallo scoppio della cosiddetta “crisi” finanziaria che, partendo dagli Stati Uniti, epicentro del terremoto, ha investito le economie mondiali.  

Poiché eravamo in possesso non della sfera di cristallo, ma degli strumenti di analisi storica-politica-economica in grado di permetterci di comprendere il lato oscuro dell’evento in questione e di prevederne gli sviluppi futuri con assoluta facilità, ammettiamo soltanto di aver peccato di eccessivo ottimismo nel fare un’affermazione rivelatasi erronea.Luigi Gulizia economia

Nell’Appendice del nostro libro “PRIMO POTERE”, pubblicato a Dicembre 2008, scrivevamo, infatti, che:

... alla fine, una soluzione di fantasia creativa finanziaria si troverà per salvare il presente e qualcosa, forse, cambierà per non cambiare niente...

L’eccessivo ottimismo di cui abbiamo fatto sfoggio in questo passaggio risiede nell’aver ritenuto che, forse, qualcosa sarebbe cambiato sia pure per lasciare tutto invariato.

Ecco: neanche qualcosina è cambiato, neanche un etereo lifting è stato applicato sul volto criminale del Potere Finanziario.

Certamente, si sono susseguiti vari G, 8, 20, e chi più ne ha più ne metta, costati cifre che nessuno di noi riesce ad immaginare soltanto per radunare allegre brigate che hanno abbondantemente mangiato, squisitamente bevuto e giocondamente scherzato non solo sulle macerie dell’Aquila, ma anche sulle rovine di un capolinea.

Anzi, diremmo proprio che il panorama devastato dell’Aquila, nel quale si è svolto il primo G, assurge quasi a valore di simbolo del quadro mondiale nel quale hanno banchettato gli avvoltoi del Potere.

Se vogliamo ben comprendere la totalità della questione occorre, però, essere coscienti che quanto avvenuto ha due motivi di fondo:

 

1) il predominio della Finanza Internazionale che ha trasformato l’intero mondo in una colossale Borsa, più precisamente in un colossale Casinò, nella quale sono state convogliate masse monetarie di ignari giocatori destinati ad essere depredati da un ristretto club oligarchico, o cupola mafiosa, in possesso delle chiavi del banco;

 

2) una sottostante economia capitalistica internazionale che, avendo raggiunto il culmine storico di una produzione di merci inutili, procede in direzione di una perenne e febbrile sostituzione di tali merci (che beni non sono) per alimentare la produzione di un profitto il cui massimo incremento avviene però attraverso i circuiti finanziari.

La funzione di mediatore interessato in questa situazione è svolta dal sistema bancario globale il quale, in quanto collettore e depositario delle masse monetarie della collettività, è l’autentico croupier del Casinò borsistico.

Al sistema politico è delegata la funzione poliziesca di garante di tale ordine con l’organizzazione di un inconsapevole consenso popolare attorno alle roccaforti in armi della “democrazia” e della “libertà” contro il “terrorismo” (dove muoiono involontari “eroi”, poveri strumenti dei potenti imbecilli di turno) e con la finzione di un “Welfare” che appaia rivolto verso basilari esigenze sociali.  

Questa essendo la cornice vediamo di passare in rassegna gli atti concreti messi in essere dai delegati del Potere Finanziario altrimenti denominati governi.

Vi è stato certamente un gran vociare circa incisive, nuove regolamentazioni dei mercati finanziari in grado di eliminare il brigantaggio sistematico in essi esercitato. Si è persino evocato il fantasma di una nuova Bretton Woods non sapendo che cos’altro evocare.

Questo è stato, di gran lunga, il messaggio propalato con autentica abbondanza insieme ad accorate, veementi reprimende dello “scandalo” emerso nell’anno di grazia 2008.

Naturalmente sappiamo che si trattava di pura propaganda poiché tutti, ma proprio tutti, erano perfettamente al corrente di quel che era in atto da anni.

L’unico, vero atto concreto che tutti, ma proprio tutti, hanno messo in essere è stato quello di “salvare” i responsabili dello “scandalo”.

Infatti, con varie modalità che vanno da alcune nazionalizzazioni bancarie alla più generalizzata iniezione di capitali freschi, coloro che nessun danno hanno ricevuto dallo “scandalo”, perché ne erano i diretti manovratori e beneficiari di lungo corso, sono stati ulteriormente ricompensati con oceaniche masse di quattrini, sia pure falsi ex dichiarazione di inconvertibilità del dollaro del 1971.

Motivo dichiarato della ricompensa è stato che non si possono certo far fallire le banche poiché esse sono il cuore dell’economia, anche se esiste l’incredibile, eretico sospetto che, più che il cuore, siano il cancro dell’economia.

Inoltre, se nel frangente emotivo dello scoppio della “crisi” sono in qualche maniera emersi anche i faraonici compensi dei vertici bancari correlati, peraltro, anche ai faraonici profitti realizzati mercé l’utilizzo di fantasmagorici bisturi finanziari nel corpo vivo della clientela, il grido di dolore “moralistico” si è spento alla velocità della luce.

Infatti, non appena nelle casse bancarie sono stati reintegrati i quattrini persi dai propri clienti con i giochini da quattro soldi della “high finance”, gli gnomi della finanza hanno nuovamente potuto riappropriarsi, come prima più di prima, dei sudati emolumenti che, udite udite, qualcuno aveva osato giudicare “eccessivi” senza neanche arrossire dalla vergogna.

Ma il lato più paradossale della questione risiede nel mutato comportamento dell’attività puramente creditizia.

Stranamente, infatti, se prima della “crisi” le banche facevano a gara ad offrire prestiti di ogni genere (finanziamenti, mutui, carte di credito e quant’altro), dopo le benevole elargizioni loro concesse dai governi, “ per non inceppare il sottostante sistema economico”, le banche sono diventate di manica molto stretta nella erogazione di credito. Tant’è che anche inginocchiarsi battendosi il petto e invocando San Gennaro o Padre Pio serve a poco.

Ci piacerebbe che qualche dotto economista spiegasse tale arcano come solo i veri economisti sanno fare.

Una domanda, peraltro, sorge spontanea: ma i quattrini con cui sono state riempitete le banche non sono forse quattrini appartenenti alla collettività già depredata prima della “crisi” e non si tratta, dunque, di un doppio depredamento sempre della collettività con la scusa di difenderla dalle cime tempestose della “crisi” che essa non ha certamente provocato?

Mistero, mistero, mistero, mistero!!!

è venuto, però, il momento di sorvolare su queste premesse per delineare il messaggio dei vari governi e delle varie istituzioni in ordine all’evoluzione della “crisi”.

 

Abbiamo udito, proveniente dal Cielo, la voce sublime e preoccupata del Fondo Monetario Internazionale circa un’emergenza alla quale occorreva por mano per poterne uscire in un prossimo futuro: naturalmente togliendo ai poveri per dare ai ricchi come da ricetta standard delle entità celesti.

Per quanto riguarda i vari Paesi dell’area occidentale non c’è stato, per la verità, un gran dispendio di parole: tra nazionalizzazioni bancarie e iniezioni massicce di soldi pubblici ognuno ha agito più o meno silenziosamente con provvedimenti tampone consueti che non hanno spostato di una virgola il quadro complessivo in attesa della prossima bolla.

In Italia, invece, c’è stata, e ancora prosegue, una ricca varietà di declamazioni.

Il nostro declamatore centrale, coerentemente con la sua posizione di Amato dagli dei, è stato il Signor B. che siede pensoso (per l’amor di dio: pensoso si fa per dire!) nel miracoloso lettone di Putin in un palazzo fatato di nome Palazzo Grazioli.

Da questa posizione privilegiata Egli ha potuto chiarirci sin dall’inizio, nel ben noto stile sorridente che tanto affascina le masse popolari, quel che succedeva.

Nella primissima fase, infatti, abbiamo saputo che era vero che qualcosa stava succedendo, ma altrettanto vero era che il nostro è, in fin dei conti, un paese “manifatturiero” e che, pertanto, eravamo messi meglio di tutti gli altri.

In effetti, la definizione di paese manifatturiero ha suscitato un vigoroso sussulto di orgoglio nazionale ricordandoci che, praticamente, stavamo indicando al mondo la via della Prima Rivoluzione Industriale in assoluto.

Certo, in seguito il nostro Signor B. ha anche espresso qualche larvata preoccupazione in ordine agli accadimenti.

Tuttavia, questa è stata presto fugata in omaggio alla via maestra indicata dalla New Age, cioè quel principio del “pensa positivo” dal quale l’Amato dagli dei è costantemente ispirato nel caso delle altrui disgrazie, ma che non vale per i Suoi casi personali perché, purtroppo, ha a che fare con i giudici comunisti.

Man mano che la “crisi” aumentava di intensità noi abbiamo potuto godere di ulteriori informazioni che indicavano, invece, che “il peggio è alle spalle”.

Potenza della New Age!

O forse non si tratta della New Age, ma del ritorno in auge della carismatica figura dell’Esorcista che, con le magiche formule scacciadiavoli, sa allontanare gli spiriti maligni delle bolle finanziarie.

Optiamo per un combinato disposto delle due interpretazioni in grado di creare un invincibile Lodo paritetico contro il quale nulla possono malvagi giudici, comunisti e demoni.

Compagno del Signor B. non è un dichiarato trans-compagno, ma un signore che è costretto a nascondere le sue vere inclinazioni cambiando maschera in continuazione.

Parliamo del Signor Julius Bonds, nome in codice.

Geniale inventore di un’alchemica “fantasia creativa finanziaria” agli albori della sua apparizione sulla scena storica, egli ha successivamente sfornato un’altra invenzione ancor più geniale: la “Robin tax”.

Nelle sue argute dichiarazioni questa veniva mostrata come una sorta di prelievo fiscale a carico del sistema bancario: naturalmente si trattava di una boutade che gettava fumo negli occhi dei poveri senza minimamente impensierire le potenze bancarie.

Nessuno, infatti, ricorda più che cosa sia successo alla Robin tax.

In occasione della “crisi” la sua inesauribile inventiva è stata ancora magistrale.

Dopo aver annunciato urbi et orbi che eravamo giunti non nella terra promessa, ma in “terra incognita”, egli si è rimboccato le maniche e ha sfornato i famosi “Tremonti bonds” !

Trattasi di obbligazioni che avrebbero dovuto essere emesse dalle banche e sottoscritte dallo Stato con una remunerazione cedolare elevata a favore del sottoscrittore.

Ciò per consentire una “ricapitalizzazione” degli istituti di credito “sofferenti” per gli effetti della “crisi” e consentire, in tal modo, una ripresa dell’attività creditizia a favore dei meritevoli sotto l’alta sorveglianza dei prefetti.

Non sembra, però, che la pur geniale strategia di Julius Bonds abbia sortito il successo che era pur lecito aspettarsi.

E qui sorge il sospetto che si sia trattato di un boicottaggio dovuto alla presenza di quella cedola che, in teoria, le banche avrebbero dovuto pagare allo Stato quale sottoscrittore delle obbligazioni.

Ma ciò non può essere ascritto a demerito di Julius Bonds: non poteva certamente immaginare la perfida avarizia di coloro che, scansata l’odiosa Robin tax equivalente all’ altrettanto odiosa tassa sul macinato di ancor fresca memoria, non intendevano neanche pagare cedole al loro benefattore.  

Alla fine, non sapendo più che cos’altro inventare, Julius ha avuto un’impennata superba e ha gridato, sempre urbi et orbi, che “il posto di lavoro fisso è un valore”.

Il mondo si è fermato: attonito e incredulo.

Gli economisti sono stati colti da epilessia e i giuslavoristi hanno intonato un supplice Padre Nostro.

Ma non c’è stato niente da fare perché in soccorso di Julius è intervenuto l’Esorcista affermando che anche per lui “il posto fisso è un valore”.

Dopo molte non facili esegesi di tale costrutto letterario, si è finalmente capito che ciò che si intendeva realmente dire era: “il posto fisso dei politici è un valore”.

La Verità è finalmente emersa, limpida, cristallina, trasparente: il posto fisso dei politici, infatti, vale davvero un sacco di soldi!

Il Giocoliere Julius ha affettuosamente abbracciato l’Esorcista Signor B.

Sullo sfondo s’intravedeva il Ponte sullo Stretto dove si spera di traghettare questa maledetta “crisi”.

Poi, mano nella mano, l’Esorcista e il Giocoliere si sono incamminati a testa alta verso una terra di latte e miele guidando un volgo disperso che nome non ha.

 

1 novembre 2009