Domenica, 08 Dicembre 2024

REGISTRATI PER POSTARE UN COMMENTO

Condividi questo post su:

Submit to FacebookSubmit to Google BookmarksSubmit to TwitterSubmit to LinkedIn

Diventa amico dell'autore

su Facebook

-----------------------------

Il superamento del relativismo

La cultura del Novecento ha svolto, nel suo complesso, una importante funzione civile nell'affermazione di una visione relativistica rispetto, soprattutto, alle dogmatiche religiose di qualunque parte.
Con estrema semplificazione parliamo di un relativismo che si è opposto alle pretese del dogmatismo religioso per eccellenza, il cristianesimo cattolico, di imporre urbi et orbi le sue presunte verità di fede con il corollario dottrinario di uno schema sociale nel quale far rientrare tutta l'esistenza di tutti gli individui.
Da questo punto di vista, dunque, il relativismo è stato un argine fondamentale verso la perniciosa influenza cattolica ricordando che qualsiasi fede metafisica poggia su semplici teoremi astratti il cui contenuto ideologico non può essere oggetto di coercizione nei confronti di quanti non condividano tali impostazioni.
E ' però venuto il momento di chiarirsi le idee in merito all'intera questione con una visione del mondo umano nella quale non vi è più posto per concezioni di tollerante equidistanza verso le diverse forme di manifestazione delle altrui intolleranze come le varie manifestazioni religiose che fanno discendere dalle proprie presunte divinità la regolamentazione della nostra esistenza.

Da questo punto di vista, in effetti, il relativismo ha ormai esaurito ogni sua residua funzione poichè proprio lo stato di emergenza planetaria in atto riporta, con tutta la sua drammatica forza, il problema centrale dei bisogni umani e di una cultura di reciproco, solidale rispetto che affronti la divisione del mondo in sfruttatori e sfruttati.
Se crediamo che vivere abbia senso soltanto nel piacere di vivere, materiale e intellettuale, poichè, in contrario, si tratterebbe soltanto di un preludio alla morte, allora affermiamo che il ben-essere è un inalienabile diritto naturale comune che a tutti gli esseri umani va garantito appunto da quella, ancora tutta da costruire, cultura del reciproco rispetto prima accennata.
Tutto il resto sono chiacchiere, vuote chiacchiere, oziose elucubrazioni di spiriti oziosi e malati.
Fu molti secoli fa che un uomo espresse, con l'assoluta semplicità che permeava la sua anima, la considerazione che il problema umano era:
" non aver fame, non aver sete,non aver freddo".
Si chiamava Epicuro quell'uomo che richiamò vanamente i propri simili alla lineare verità materiale custodita nel corpo di ognuno.
Toccò a un altro uomo vissuto nell'Ottocento riprendere quel lontano grido, messo a tacere da secoli di inaudita barbarie del "civile" e "cristiano" Occidente, spiegando come proprio la formazione di strutture che dividono l'umanità in ricchi e poveri assicura il benessere materiale dei primi, ma lascia privi di risorse indispensabili i secondi, gli schiavi. Comune ad ambedue le categorie è solo la mancanza di benessere intellettuale.
Si chiamava Karl Marx quell'uomo che raccolse il grido di Epicuro.



Se crediamo che la dignità della vita risieda nel ben-vivere da parte di tutti, se crediamo che la dignità dell'essere umano risieda nella soddisfazione dei propri bisogni naturali, senza eccezione alcuna, e se crediamo che tale dignità sia collegata all'atto stesso della nascita, allora dobbiamo essere coscienti che, quando tutto ciò manchi, la responsabilità è solo di coloro che sono i rinnegati del nostro genere.
E' inutile appellarsi a qualsiasi Dio trascendente e alla sua "imperscrutabile" volontà perchè, se davvero un tale Dio esistesse, ad esso sarebbe da rivolgere un infinito disprezzo poichè sarebbe un Dio pazzo criminale da mettere in catene perchè non continui a nuocere.
Ma la responsabilità della degradante miseria edificata in questo Pianeta appartiene solo a una schiera di umani che definire tali appare essere una contraddizione in termini.
Tutto ciò vuol dire che quel che ci necessita senza più dilazioni è un'etica fondata sullo stesso essere umano e sui suoi bisogni naturali nella quale sia soppressa la cultura della ricchezza e del dominio e nella quale emerga, invece, la cultura del rispetto che sola può garantire la formazione di strutture sociali antitetiche alle prime.
Ecco perchè un relativismo come quello che, finora, si è presentato in veste di pensiero tollerante non ha più spazio ed ha, anzi, fornito specularmente il pretesto per il mantenimento di uno status quo comodo alle istituzioni di un Potere sfruttatore interessato a tacciare di intolleranza chiunque non sia funzionale alla propria organizzazione di disumano dominio.
Occorre, quindi, smascherare la falsa etica di proclamata origine divina, da qualunque parte proclamata, perchè la vera ed unica etica proviene solo dall'uomo nel momento in cui mette piede su questa terra acquistando, allora, l'inalienabile diritto di ben vivere con ogni fibra del proprio essere.
Solo una tale etica, umana e non divina, riporta il rispetto della vita di ognuno e distrugge, al tempo stesso, le menzogne di folli visionari che hanno nefastamente plasmato la nostra storia fornendo appoggio, e ritraendo appoggio, alla preesistente proprietà privata, primo strumento di dominio dell'uomo sull'uomo e morbo generatore di una infinita guerra condotta contro l'essere umano da altri uomini accompagnati dal loro Dio personale.
Diciamo, dunque, che non è più lecito difendere un relativismo ormai morto e sepolto sotto l'attacco di chi vuole continuare a mantenere la schiavitù nel nostro mondo perchè esiste la verità, lungamente conculcata, dei nostri corpi e delle nostre anime congiunte che attende di rivedere la luce sottraendosi alle nere tenebre dell'Inferno terrestre creato dai nemici del genere umano.
Occorre spezzare le Tavole della Legge partorite dalla lucida follia di quanti hanno visto il loro fiabesco Dio tra rovi ardenti o cadendo da cavallo o rivelato da "angeliche" apparizioni (i vari Mosè, Paolo e Maometto): occorre non la rivelazione di un qualunque dio, ma la rivelazione dell'uomo a se stesso e la sua scrittura di Tavole della Legge umane fondate esclusivamente sui propri bisogni.
Solo allora chiuderemo l'Inferno e riapriremo il Paradiso, qui ed ora.
Il relativismo è morto e, più vivo che mai, risuona il motto di Voltaire contro il cosiddetto cristianesimo:
" Schiacciate l'infame." .
Aderiamo con infinita passione alla rivolta espressa in quel motto, ma ne allarghiamo l'orizzonte gridando:
" Schiacciamo tutti gli infami.".
Siamo sicuri che il grande Voltaire approverebbe.

You have no rights to post comments