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Il risparmio e la politica

 

 

Nell'affrontare il tema dell'articolo torna in mente il convegno a cui partecipai nel 2001 al Palazzo delle Stelline di Milano. L'argomento era pur sempre il risparmio e la sua tutela e presenziavano, dall'altra parte del tavolo, gestori di fondi, rappresentanti della Consob e rappresentanti di una nota associazione di difesa dei risparmiatori.

Già da qualche anno era in attLuigi Gulizia economiao una dilagante attività in tutte le banche per convogliare i quattrini dei clienti nei prodotti finanziari più svariati e gli addetti ai rapporti con la clientela erano fatti quotidianamente oggetto di tutte le pressioni possibili per realizzare i famigerati budgets loro assegnati.

Chi scrive aveva già iniziato una personale ribellione contro un sistema che si appalesava spudoratamente truffaldino perché diretto esclusivamente a gonfiare i profitti bancari sulla pelle della clientela. Naturalmente quella ribellione comportava conseguenze personali. In occasione del convegno citato chiesi allora al rappresentante Consob se si era al corrente della situazione in essere. La risposta fu la seguente: "Sa, le leggi ci sono, poi…" a questo punto levò le braccia al cielo in un gesto significativo.

Il rappresentante dell'associazione di difesa fu più sbrigativo: ignorò semplicemente la mia domanda.
Gli anni sono passati ed è successo quel che è noto a tutti preceduto da innumerevoli avvisaglie.
Nessuno, nel frattempo, aveva mosso un dito e occorreva davvero essere ciechi e sordomuti per non vedere, non sentire e non parlare. Gli è che questo Nessuno rappresentava tutti i possibili organi di controllo e di salvaguardia del famoso "risparmio", concetto, peraltro, decisamente fumoso e degno di più circostanziate individuazioni.

Gli è che questi altrettanto famosi organi di controllo erano, e sono, espressione di organi politici di tutte le colorazioni possibili dati gli avvicendamenti periodici nei palazzi governativi.

La premessa è obbligatoria allorché leggiamo in un altro articolo che la tutela del "risparmio" dovrebbe essere in cima alla classifica delle priorità negli anni avvenire da parte della cosiddetta "politica". Non che ciò sia sbagliato ovviamente, ma gli è che, sfortunatamente, le cose stanno in modo diverso. Andiamo allora alla radice della questione senza troppe alate parole che lasciamo volentieri ai cipigliosi economisti accademici, categoria alla quale auguriamo una definitiva e superveloce estinzione data l'assoluta inutilità, e anzi dannosità, della loro esistenza.

Domanda: su che cosa è fondato il sistema economico nazionale e internazionale? Risposta: esso è fondato sul capitalismo finanziario e, in misura più ridotta, sul capitalismo industriale che, avendo ormai superato il culmine della produzione di inutilità, punta a una frenetica sostituzione di merci dal preprogrammato, ridottissimo ciclo di vita che ne consenta appunto la frenetica sostituzione. Dunque, il vero e proprio Potere si trova concentrato nelle mani del capitalismo finanziario internazionale.

In altre parole, al prometeico grido marxiano "PROLETARI DI TUTTO IL MONDO UNITEVI!" si è sostituito il più umile e concreto grido finanziario "BANCHE DI TUTTO IL MONDO UNITEVI!".

Almeno per ora è questo che ha vinto.


Domanda: che cosa comporta tale quadro? Risposta: comporta il fatto che, come Marx aveva correttamente analizzato, i governi nazionali sono niente altro che un comitato d'affari che tutela gli affari della classe dominante mantenendo la pace armata nei propri paesi, soci della federazione finanziaria globale.

In altre parole, la Mafia governa.

Se tutto ciò vale nel caso che i governi siano di destra, come è ovvio che così sia, la situazione non cambierebbe di una virgola quand'anche i governi fossero di sinistra (o pseudo-tale) per il semplicissimo motivo che gli interessi capitalistici sanno sempre ben trovare interventi tali da impedire lo spostamento dell'asse di riferimento incentrato sulla proprietà privata e sulle istituzioni da essa generate, in primis quelle finanziarie.

Esempio classico, in questo secondo caso, resta il Cile dell'eroico Salvador Allende giunto in carica attraverso classiche elezioni e successivamente rovesciato da Pinochet con l'aiutino dell'indimenticabile dott. Kissinger, il celebre boia amerikano, e della CIA.

Se poi guardiamo nel piccolo recinto di casa nostra ci accorgiamo che il clan dei berlusconesi di Casal di Palazzo Chigi con il suo Presidente Cicciolino è un magnifico esempio di spoliazione di un intero Paese con un vasto consenso popolare che chiede a gran voce di continuare su tale strada per il bene delle generazioni presenti, passate e future.

Ciò non toglie che si faranno comunque sempre roboanti dichiarazioni circa la necessità di controlli più stringenti e severi, come in occasione dell'ultima "crisi", perché i risparmiatori siano adeguatamente tutelati e, magari, si istituiranno ulteriori organi di controllo sempre munificamente retribuiti per continuare a non controllare niente.

Quindi, il pur nobile grido di dolore che sgorga affinché la tutela del risparmio sia in cima alla classifica delle priorità della Politica, vista come guida del Dio Mercato mentre è esattamente il contrario, è destinato a rimanere soltanto nobile e soltanto dolorante.

Se davvero ciò fosse possibile salterebbero le Banche, i loro governi e l'intero sistema capitalistico.
Ma, poiché almeno per adesso ciò non è possibile si continuerà a "tutelare" con quattrini pubblici proprio i detentori del Potere Finanziario, cioè le Banche, ogni volta che dichiareranno un qualsiasi stato di "crisi" da essi stessi provocato.

Peraltro, nella gara a chi più rifornisce di quattrini pubblici le Banche sono vigorosamente e indefessamente impegnati, insieme allo Stato centrale, gli Enti locali come dimostra l'esemplare vicenda del Comune di Milano in rapporto ai derivati rifilatigli da UBS e compagni.

Naturalmente non si tratta del solo Comune di Milano, ingenerosamente sospettabile di essere l'albergo degli amministratori più fessi (o forse altro?) nonostante il puro ceppo celtico-lumbard, ma di tutti i Comuni dove la pandemia della suina febbre finanziaria (la famigerata S1F2) non ha trovato i provvidenziali vaccini delle sante multinazionali farmaceutiche.

A conti fatti, al risparmio non resta che tentare di autotutelarsi entro gli angusti limiti disponibili.
Sul ponte sventola sempre BANDIERA GIALLA!

 

AffariItaliani.it

16 aprile 2010