Domenica, 08 Dicembre 2024

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Finanza e futuro

 

Nessun titolo mi è parso più idoneo di questo come inquadramento della situazione attuale anche per il suo riecheggiare la denominazione di una nota società finanziaria.Nel quotidiano sciorinamento di analisi e di approfondimenti, di tavole rotonde e di interventi di illustri e meno illustri economisti, politici, sindacalisti, professori, giornalisti e chi più ne ha più ne metta, confesso di avvertire noia e nausea di fronte a tante belle menti che fanno di tutto per sfuggire al tema Luigi Gulizia economiacentrale.

Devo, però, dare atto a un unico personaggio di avere, in una certa maniera, sinteticamente definito l’attuale presente come “terra incognita”: il suo nome è Tremonti, Giulio Tremonti.Aggiungerò, anzi, che egli è “il compagno Tremonti”, bolscevico sotto copertura infiltrato alla corte di Pulcinella Berlusconi. La maschera del “compagno Tremonti” è ormai caduta ed egli è prossimo a ricoprire la carica di segretario del politburò di un rinascente partito comunista nel quale incarnare il Lenin italiano.Ma perché attribuisco cotanto valore esplosivo all’espressione “terra incognita” utilizzata dal compagno Tremonti? Perché di fronte a tanti imbecilli che discettano nei salotti televisivi e in tutti gli altri canali mediatici egli è stato l’unico a riconoscere che questa non è una “crisi”, ma una “rottura”. Intendo dire, in sostanza, che trattare gli eventi in corso come una delle tante crisi che periodicamente, a intervalli più o meno regolari, attraversano endemicamente il sistema economico capitalistico fondamento dell’Occidente e imposto al resto del mondo non permette assolutamente di comprendere le radici profonde di ciò che sta avvenendo. Occorre, in realtà, prima di tutto e come sempre, storicizzare il presente. Ciò è indispensabile per individuarne le connessioni passate nel contesto di quello che è il modello economico vigente e il soggetto politico dominante che ne ha guidato lo svolgimento nella seconda metà del secolo scorso.Dobbiamo tralasciare, per brevità, la gran parte della storia del capitalismo mondiale e riferirci soltanto al periodo che parte dal 1971 con la dichiarazione di Nixon di inconvertibilità del dollaro in oro.E’ questo il vero inizio del presente attraverso una rottura traumatica delle basi dell’economia capitalistica poggianti su moneta e, soprattutto, sul tradizionale valore della moneta ancorato all’oro. Il dollaro, infatti, era rimasto l’unica moneta convertibile in oro e tutte le altre monete trovavano il loro indice di riferimento nel dollaro secondo gli Accordi di Bretton Woods. Caduto l’ancoraggio all’oro tutte le monete restavano evidentemente fatte di pura carta straccia e le parità internazionali erano, altrettanto evidentemente, una pura finzione governata dai rapporti di forza politica-militare con il soggetto dominante nella scena mondiale: gli USA. Ma, in realtà, questi rapporti di forza trovavano una temibile base sottostante in un altro ancoraggio: il petrolio.Il prezzo del petrolio, primaria forza energetica planetaria, era, ed è, espresso in dollari e bastava, pertanto, manovrare i prezzi del petrolio all’insù o all’ingiù a seconda delle convenienze della moneta americana per tenere agganciate tutte le altre monete al dollaro stesso.Negli anni successivi sarà proprio tale situazione a permettere un rinnovato slancio dell’istituzione capitalistica primaria, cioè la Finanza attraverso Banche e Borse che avevano compreso l’illimitata possibilità di fare lucrosi affari sfruttando i paesi più deboli del pianeta.Arma per eccellenza della Finanza si rivelerà lo strumento tecnologico telematico che trasformerà l’intero mondo in una gigantesca Borsa istantaneamente collegata nella quale la sconfinata avidità degli operatori, piccoli e grandi, troverà la palestra più congeniale per l’accaparramento di una ricchezza puramente fittizia. La Finzione, alias la Finanza, si trasforma così nel primo e assoluto potere mondiale di fronte al quale i singoli governi sono solo marionette, conniventi o schiavi, del Potere Finanziario.Parallelamente l’economia manifatturiera capitalistica giungerà al punto di saturazione delle merci producibili che dovranno periodicamente essere rinnovate non per soddisfare bisogni umani, bensì solo ed esclusivamente per perseguire livelli di profitto infiniti nel nome dei miti della Crescita Infinita e del PIL.Si tratta di due aspetti, strettamente congiunti ed esplosivi, di cui, in lontananza, era già possibile intravedere il punto di arrivo: il baratro. Toccherà, però, alla Finanza guidare questo processo suicida creando una industria finanziaria fatta di finzioni persino della finzione stessa attraverso la costruzione di “derivati” dei più disparati oggetti di base quali monete, tassi di interesse, debiti industriali e statali, coperture assicurative e quant’altro: un gigantesco castello di niente arricchito di niente. E, in effetti, il NIENTE è la meta finale del capitalismo.Questo il quadro generale molto sinteticamente ricostruito. All’interno di questo quadro si agitano, più o meno consapevolmente, operatori, analisti, gestori, promotori che, presi in massa, sono soltanto braccia da profitto prive di cervello e di conoscenze storiche. Ma ciò non toglie che esistano anche singole individualità che sfuggono a questa massificazione e che, però, dato il sistema, non contano nulla per il semplice motivo che si auto-escludono dal quadro generale.Tutto quanto qui descritto a volo d’aquila è giunto alla “terra incognita” così poeticamente descritta dal compagno Tremonti per il semplicissimo motivo che tutto ciò non si fonda sul semplicissimo requisito della soddisfazione di bisogni umani, per loro natura semplici e limitati, bensì sul devastante spirito di avidità proprio del capitalismo di cui il capitalismo finanziario costituisce da sempre alfa e omega.Allora, se il NIENTE è la TERRA INCOGNITA del compagno Tremonti, va da sé che, tuttavia, nel tempo che trascorrerà attraversando il deserto verso questa terra promessa si potrà continuare a discettare se comprare o vendere o comprare e vendere contemporaneamente. Bisogna pur passare il tempo!!!

 

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19 marzo 2009